Le dee della Giustizia

Le dee della Giustizia

Le dee della giustizia sono più di una; le leggende si sovrappongono e gli archetipi assumono vari nomi e origini. 

Astrea, Themis e Dike
1) Astrea, figlia di Astreo (che visse ai tempi dell’età dell’Oro degli uomini - il tempo di Saturno - e ne era il capo) e di Aurora.
2) Themis, Dea dell’ordine e della legge naturale o divina
3) Dike: una delle tre Ore, figlie di Themis. Le altre erano Eirene: La pace ed Eunomia: il Buon Governo.

Tutte e tre personificano la Dea della giustizia e molto simili sono la loro storia e raffigurazione iconica: rappresentate bendate, perché la giustizia non deve giudicare dalla forma ma dalla sostanza dei fatti, con la spada per punire e la bilancia per pesare le azioni.

Esiodo, ne Le Opere e i Giorni, racconta che all'inizio, nel periodo in cui regnava Crono/Saturno, c'era una "razza d'oro". Gli uomini vivevano al pari degli Dei: non invecchiavano e si godevano la vita tra banchetti e feste. La morte arrivava dolcemente come in un sonno profondo e tranquillo. Non dovevano lavorare ed i beni appartenevano a tutti. Vivevano dell'abbondante raccolto offerto dalla terra e non facevano guerre. Una sorta di Eden cristiano.
Ma con l’avvento di Giove gli umani divennero come li conosciamo oggi: imperfetti e in conflitto tra loro. Fu allora che Dike stanca degli atteggiamenti immorali dei mortali, si trasferì in cielo diventando la costellazione della Vergine. 

Ovidio scrive:
"Victa iacet pietas, et Virgo caede madentes, ultima caelestum, terras Astraea reliquit."
[“Vinta giace la pietà, e la vergine Astrea lascia, ultima degli Dei, la terra madida di sangue”]
La dea della Giustizia non aveva più spazio in una terra dove non poteva esprimere il suo potere. Così fuggì tra le stelle formando la costellazione della Vergine

Virgilio nelle Bucoliche, annunciando la venuta di un bambino che rigenererà il mondo scrive: 
Magnus ab integro saeclorum nascitur ordo. Iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna; iam nova progenies caelo demittitur ab alto”
[“Rinasce il grande ordine dei secoli. Torna la Vergine, torna il regno di Saturno; la nuova progenie discende dall’alto del cielo”]. Ed è proprio Astrea la vergine di cui parla Virgilio.

È chiaro come il cristianesimo assorba e faccia suo il mito antico, già presente e permeato nell'archetipo.  
La Vergine Maria madre di Cristo è associata al mito di Astrea della costellazione della Vergine. È la dea che vorrebbe riportare l’uomo al tempo di Saturno, al tempo dei giusti. 

Giove è collegato alla conoscenza, Saturno ad un luogo con delle leggi severe che ti garantiscono protezione, ma che presenta delle limitazioni. Con l’avvento dell’era di Giove la conoscenza porta l’uomo a vivere più libero ma a pagare questa libertà con la sofferenza e il conflitto.
Nel regno della Giustizia e della Buona Fede gli Dei vivevano accanto ai mortali.
Il poeta Giovenale affermava che un tempo “nessuno temeva ancora i ladri” e la gente viveva “senza chiudere l’orto”. Ci si nutriva di legumi e di frutti, senza uccidere animali. L’era di Saturno è come il paradiso terrestre. 
Giove apre all’era del Ferro, l’uomo non è più perfetto perché ha una sua volontà e non segue inesorabile il volere della legge Saturnina.

La costellazione della Bilancia è parte di quella della Vergine, infatti è contenuta tra le sue braccia e le chele del segno dello Scorpione. 
Divide il bene dal male, la santità dal peccato. Il giusto dallo sbagliato. 
È tra le due M: Madre e Morte. Nascita e rinascita.