Gulliver: Il viaggio

Gulliver: Il viaggio

La storia dei Viaggi di Gulliver si divide in più parti: 
Lilliput: dove Gulliver è gigante 
Brobdingnag: dove al contrario Gulliver è molto piccolo
Laputa, Balnibarbi, Glubbdubdrib, Luggnagg: l'incapacità umana di unire la matematica razionale e scientifica con la parte creativa e di fantasia. Credere solo in ciò che è tangibile e dimostrabile oppure credere nell'impossibile.
La terra degli Houyhnhnm, cavalli razionali: dove il mondo è rovesciato, gli intelligenti sono i cavalli e l'uomo è un animale bipede brutale e degenerato. 

Gulliver approda in varie terre e ognuna con la sua particolarità, Lui apprende e cerca di adattarsi agli ambienti che incontra, ma o è troppo grande o troppo piccolo, o troppo razionale o troppo "umano". Alla fine tornerà dai sui simili, nella sua terra e dalla sua famiglia, ma dopo aver conosciuto il lontano e i suoi mondi così diversi da lui non è più la stessa persona di quando è partito, vivrà nella propria terra aspirando ad essere altrove, nella terra che più avrebbe voluto vivere, quella del cavalli razionali, quella più simile alla sua natura, ma dalla quale viene rifiutato per paura che la sua natura genetica prevalga su come lui voleva essere.

Questa favola ci parla della voglia di partire per il lontano, di perdersi per scoprire realtà immaginate, un po' come la favola di Alice nel paese delle Meraviglie, ma mentre per Alice è un percorso di conoscenza interna, un'iniziazione verso un percorso di crescita, il passaggio dall'infanzia alla maturità. In Gulliver il viaggio è esterno in tutte le dimensioni dello spazio, essere troppo grande per un posto, essere troppo piccolo, o dover stare nella città volante quindi senza la terra sotto i piedi. Gulliver è sempre sbagliato per ogni posto che visita, si dovrà adattare, cercare di farsi accettare dagli abitanti del luogo. È il tema dell'immigrazione, del sentirsi straniero, il viaggio di conoscenza finirà per cambiarlo così tanto che anche quando tornerà nel suo paese finirà per sentirsi straniero, diverso, è così cambiato che anche quello non è più il suo ambiente.
Il Sagittario è straniero sempre, non ha una patria come il suo opposto segno i Gemelli. Lui è cittadino del mondo ma anche delle stelle e dello spazio. 
Lui è per metà uomo ma l'altra metà è cavallo, quindi animale selvaggio che corre, esplora. Non solo collega vari mondi ma anche vari stati di essere, quello animale e quello umano. 

Bella anche la parte nelle città Laputa e Blanibarbi. Dove le varie scienze si mescolano scombinando il concetto di giusto e sbagliato classico e conformista. La scienza non è utile, la matematica non serve a nulla. Il Sagittario è conoscenza ma non gli da un valore applicativo, come fanno i segni di terra che concretizzano. La conoscenza matematica è perfettamente uguale a quella artistica o storica ecc. non gli interessa come venga utilizzata, non è compito suo ma degli umani, lui è umano a metà, il suo compito e trasmettere informazioni non necessariamente applicarle. 
Nelle città di Glubbdubdrib addirittura parla con i personaggi storici defunti attraverso un mago che fa da ponte. Il suo compito è trasmettere ai posteri la conoscenza del passato.
A Luggnagg essere immortali è una sfortuna perché si continua ad invecchiare inesorabilmente ma non c'è fine. Qui c'è l'altro tema sagittariano la paura di invecchiare, di non potersi più muovere, la morte è desiderata come fu per Chirone ferito che essendo immortale non poteva porre fine al suo dolore. 

Il Sagittario è azione e movimento. Legarlo o chiuderlo in una scatolina come accade a Brobdingnag è terribile da sopportare. La morte è liberazione se il corpo è prigioniero. Il Sagittario è uno dei segni più vitali insieme agli altri due di fuoco: Ariete e Leone. Ma la vita è movimento se manca quello non è più tale.